Se è vero che i luoghi sono indissolubilmente legati a chi li abita, ciò è ancor più vero per l’antica Elea. Il Mediterraneo con le sue insenature, i suoi porti, le sue isole e penisole ha prodotto da sempre relazioni fitte e proficue, anche se a volte conflittuali, tra i popoli che si affacciano lungo le sue coste. Il mito della fondazione di Elea, secoli dopo ribattezzata Velia dai Romani, affonda le radici nelle storie tramandate da Erodoto e Strabone ed è uno dei più autorevoli di tutta l’antichità. Intorno al VI sec. a.C., quando la grande migrazione greca mise in moto uomini coraggiosi e amanti del rischio, Elea fu una delle prime colonie del Sud Italia a essere raggiunta: i Focei, il primo popolo greco in grado di solcare il mare per lunghe distanze, videro nelle coste accoglienti, nel corso d’acqua dolce e nella sua insenatura protetta il luogo ideale dove fondare una città. I resti di Elea, ancor oggi visibili, ci comunicano le suggestioni di un oracolo divino, e un destino: quello di dare vita alla filosofia occidentale. La scuola eleatica – realtà unica e innovativa, che influenzerà tutta la cultura occidentale – ha in Parmenide e Zenone i suoi più illustri rappresentanti. Così come, nell’antica Elea, discutere sull’Essere era una realtà quotidianamente condivisa, oggi il Festival della Filosofia in Magna Grecia ripropone la domanda sull’Essere, continuando nei luoghi dov’è nato il viaggio parmenideo alla ricerca dell’autenticità e condividendo le sue lucide e profetiche indicazioni.
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